Le tre porte di Lecce: storia delle mura che non ci sono più

Se hai prenotato un b&b con piscina Lecce e t appresti a partire per il Salento, forse ora sei alla ricerca do notizie utili sulla città, per giungere preparato sul luogo della tua vacanza. Lecce, in effetti, è una città antica, provincia dell’Impero Romano, quindi feudo del Regno di Napoli prima di passare sotto la dominazione spagnola prima e austriaca poi. Un tempo, la città era cinta da mura difensive e quattro porte; oggi ne restano tre e le mura sono state rimosse.

Porta Rudiae

Porta Rudiae è la più antica e suggestiva porta della città. deve il suo nome al fatto che, un tempo, la porta era viatico del sentiero che, da Lecce, portava fino all’ormai estinta città di Rudiae, nel brindisino. La porta che possiamo osservare attualmente risale al 1703, quando fu ricostruita sulle rovine dell’antica porta romana. L’opera è caratterizzata da un unico fornice incorniciato da due file per lato di colonne con un basamento in marmo; i pilastri terminano con un fregio che sorregge i busti dei quattro fondatori della città mentre sul timpano si ergono le statue di Sant’Irene, San Domenico e Sant’Oronzo, quest’ultimo patrono della città.

Porta Napoli

Posta a poche decine di metri da Porta Rudiae, Porta Napoli è un arco di trionfo fatto edificare per volere di Carlo V, per celebrare la magnificenza dell’impero asburgico e del suo condottiero simbolo. Eretta nel 1548, l’architettura ricalca la fisionomia di Porta Rudiae e presenta la medesima struttura a fornice unica affiancata da due colonne per lato, le quali si differenziano per il loro stile corinzio. Il frontone che troneggia nel centro alto della porta arreca l’effige asburgica, realizzata in pietra leccese al di sopra del timpano. Carlo V è omaggiato anche con una incisione latina al di sotto del frontone che ne sottolinea le abilità militari e politiche e il suo ruolo di guida per la cristianità.

Porta San Biagio

Porta San Biagio è intitolata a colui che fu vescovo della città armena di Sebaste nel corso del IV secolo d. C. Ricostruita nel tardo ‘700 in sostituzione di una porta fatta edificare da Carlo V, l’opera presenta anch’essa la struttura a quattro colonne, due per lato, e la sola forcella sormontata dall’arco. Quest’ultimo è sormontato dallo stemma della città e da quello di Ferdinando IV di Borbone e, ancora più in alto poggiato sulla trabeazione, il profilo del vescovo cui è intitolata l’opera, vestito con abiti vescovili. Fra lo stemma borbonico e la scultura del prelato si pone un’epigrafe commemorativa.

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